‘CINQUANTAMILA VOLTE MAMMA’
Ventinove anni. Bella, delicato il profumo dei suoi capelli e in dolce attesa. Era mia madre. Sul finire della gravidanza, un serio problema di salute si presentò a guastare tutti i piani della famiglia; un parto cesareo fece nascere mio fratello, poi la morte la ghermì in un attimo. In un istante tutto crollò sulle spalle di mio padre mentre io, dalla nonna, non sapevo nulla. A tre anni non dovevo sapere nulla. La tragedia però piombò su tutta la famiglia. Un macigno che rotolò a valle, trascinando tutto. Ma la vita doveva continuare, a tentoni, a forza di pianti e di domande senza risposta, doveva continuare. Io e mio fratello eravamo a casa della nonna e la sera, dopo il lavoro, veniva papà. Nello stesso palazzo, al piano superiore, viveva una signora che, saputo della disgrazia, cominciò ad interessarsi a noi. Ci portava al parco, ci faceva giocare, ci dedicava molto del suo tempo. Era naturale che la sintonia con lei crescesse di giorno in giorno. E quando si dice che da cosa nasce cosa… Dopo un anno mio padre e quella signora decisero di sposarsi per crescerci al meglio. Detto fatto, non senza enormi difficoltà. Io stavo bene con lei ma mi mancava la mamma, il suo dolce profumo, non la sua immagine. Poi accadde un episodio che ho ben chiaro nei ricordi: un giorno ero in giardino e chiamai per nome quella signora affettuosa; lei si affacciò alla finestra e dolcemente mi disse: “Puoi chiamarmi mamma”. Quelle tre parole, in un istante, riempirono il vuoto immenso che avevo dentro. Mi rivelarono una nuova normalità. Ricordo, come ieri, la gioia che provai. Avevo di nuovo una mamma!
La vita è imprevedibile, a volte crudele; ma per fortuna qualche volta si pente e restituisce ciò che prima ha tolto. Da quel giorno, cinquantamila volte mamma, un’unica splendida immagine.
Racconto autobiografico qualificatosi tra i 10 finalisti del concorso “LATITUDINI (S)VELATE”, indetto dall’Associazione Licenza Poetica di Arona.
GIUGNO 2021